La diffusione dell’intelligenza artificiale è un punto critico nel sistema Italia. Nonostante le opportunità le aziende faticano a superare la fase iniziale della transizione energetica contribuendo al rallentamento dell’integrazione.
Recentemente Amazon è entrata nei giochi attraverso il programma Innovation Accelerator.
Lo scenario
Il processo di adozione delle AI per le PMI vede alla base della barriera la difficoltà a reperire competenze approfondite, metodologie sistematiche (e sistemiche) e investimenti specifici.
L’intervento degli esperti è una soluzione per contrastare il fenomeno. Attraverso consulenti, produttori e software house è possibile trasformare l’inciampo in vantaggio trovando ad esempio finanziamenti nazionali o internazionali per realizzare programmi gestionali ad hoc.
Ad oggi solo il 30% delle PMI italiane integra consapevolmente e con successo l’intelligenza artificiale nei processi normativi e di governance. Percentuale che cala ulteriormente quando si tratta di microimprese.
L’ambito burocratico è un altro scoglio per chi non possiede le giuste competenze. Secondo alcune ricerche infatti l’efficienza del Piano Transizione 5.0 sarebbe fuori discussione se non fosse per la complessità delle procedure creditizie che senza adeguati consulenti ed esperti di settore diventano ingestibili.
Il ruolo dell’esperto
Come già visto in altre sedi, riferirsi ad esperti specializzati, PM e temporary manager porta benefici in termini di sviluppo e adozione delle nuove tecnologie favorendo pratiche etiche e di qualità, semplificando i processi di accesso al credito e implementando meccanismi che facilitano l’adozione delle AI a PMI e micro imprese.
Non sempre le aziende italiane, soprattutto se di piccole dimensioni, possono permettersi il lusso di attendere un cambio politico/normativo che snellisca le logiche burocratiche.
Gli incentivi e le opzioni esistono ma spesso mancano consapevolezza e competenze adeguate per raggiungerle.
Una soluzione per colmare il gap è rivolgersi a consulenti, esperti e software house che accelerino le transizione digitale costruendo programmi aderenti alle reali necessità dei singoli reparti e lavoratori ma soprattutto contribuiscano a rendere più efficiente produzione, innovazione e competitività.
L’esempio di Amazon Innovation Accelerator
Innovation Accelerator è il programma con il quale Amazon vuole supportare le PMI attraverso percorsi di formazione, networking e sviluppo.
Dopo Regno Unito e Irlanda, l’Italia (Rieti) è il primo Paese europeo a testarne le possibilità permettendo a imprenditori, imprenditrici, istituzioni e ovviamente membri interni del colosso americano di aprire un dialogo sulle situazioni delle proprie aziende in tema di leadership, digitalizzazione, trasformazione dei processi, sostenibilità ma soprattutto sugli ostacoli incontrati nella promozione della cultura dell’innovazione e sullo sviluppo del territorio che essa porta indirettamente con sé.
Innovation Accelerator di Amazon rappresenta per le PMI (e non solo) un concerto incentivo a innovare, crescere e rafforzare la propria competitività potendo accedere alle stesse metodologie di lavoro e best practice che hanno permesso ad Amazon di diventare uno dei player più importante nel mercato dell’ecommerce.
Dalle stime sembra che le prime imprese ad aver partecipato al programma Innovation Accelerator si ritengono soddisfatte (il 94% lo consiglierebbe ad altri). Ad oggi le PMI italiane che si sono affidate ad Amazon per la vendita online sono oltre ventimila realizzando un ammontare di vendite di quasi quattro miliardi di euro solo all’estero.
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