In Italia le PMI (tra le quali figurano microimprese con meno di 10 addetti) rappresentano la maggioranza del tessuto imprenditoriale coprendo il 94,9% del totale.
In Europa il trend è mantenuto dimostrando un legame con il mercato sotto il profilo economico e della sostenibilità.
Rapporto tra dimensione, produttività e innovazione
Insieme a Germania e Regno Unito l’Italia compone il tridente con più alto tasso di innovazione in prodotti e processi. Le imprese che compongono il dato sono circa 65000. Di queste, oltre l’80% conta meno di 50 dipendenti sottolineando che le dimensioni non influenzano le competenze diventando al contrario una leva strategica nella concorrenzialità.
PMI e sostenibilità
La sostenibilità è la nuova rotta delle PMI che aprendosi alla possibilità di creare rete tra loro, raccolgono la sfida contemporanea dell’efficientamento energetico comprendendo il valore derivante dall’arricchimento intrinseco globale.
È ormai dimostrato che i punti all’ordine del giorno sono innovazione e sostenibilità ma qual è la relazione tra quest’ultima e la produttività o meglio, in che modo essere efficienti dal punto di vista energetico costituisce/costruisce un valore.
Riduzione degli eventi estremi
Gli eventi meteorologici estremi, connessi all’esposizione a rischi naturali in aree specifiche provocano annualmente enormi esborsi non solo per l’Italia (assicurazioni per danni a infrastrutture e problemi nella continuità operativa in generale).

Oltre a uragani e inondazioni, dai report esaminati emerge che il 2024 è stato l’anno più caldo mai registrato dimostrando quindi un trend in salita che se tralasciato impatterà negativamente sulle aziende a livello economico, strutturale e umano (perdita di vite e pianificazioni della sicurezza).
Migliorare la sostenibilità ambientale della propria attività, occupandosi dei livelli di inquinamento ed emissioni, di gestione efficiente di energia e trasporti risulta quindi conveniente per le aziende in ottica economica, commerciale e di sicurezza generale.
Focus: l’industria manifatturiera
Transizione energetica, riduzione delle emissioni e utilizzo di tecnologie pulite sono obiettivi comuni alle agende nazionali ed europee che invitano le imprese all’adozione di misure di sostenibilità ad alti livelli di performance economica.
A tal proposito un dato interessante per il biennio 21/22 indica che circa 40mila aziende italiane in ambito manifatturiero hanno intrapreso almeno un’azione per migliorare il proprio grado di sostenibilità producendo un valore aggiunto di 217 miliardi ovvero il 70% circa sul totale dell’intero settore.
Occuparsi dell’impatto ambientale conviene alle aziende che scelgono il monitoraggio dell’inquinamento come azione primaria (36,8%) seguita da:
- monitoraggio di CO2
- utilizzo di materiali riciclati
- gestione efficiente e sostenibile dell’energia
- gestione efficiente e sostenibile dei trasporti
- produzione di energia da fonti rinnovabili (soprattutto aziende di medio/grandi dimensioni)

Oltre al già citato settore manifatturiero anche farmaceutico (72,6%) e chimico (76%) investono in azioni per il miglioramento del proprio profilo ambientale sia nella produzione di energia che nella gestione dei trasporti.
In conclusione dunque è possibile affermare che esiste un connubio reale tra sostenibilità e produttività in grado di contribuire alla positività della voce di bilancio tanto ambita dalle imprese a fine anno.
Per queste ultime infatti l’intero discorso si traduce in maggior sicurezza, risparmio e, in ottica normativa, la certezza di apparire regolari e visibili rispetto ad eventuali competitor disallineati.
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